Il libro della settimana

martedì 1 aprile 2014

Giuseppe Milite - Qualche volta vado a pesca nell'animo



Autore: Giuseppe Milite
Titolo: Qualche volta vado a pesca nell’animo
Prefazione di Olimpia Vano

In copertina e nelle pagine interne disegni di Giuseppe Menna
Editore: L’ArgoLibro
Anno di pubblicazione: 2014
Numero pagine: 96
Copertina: a colori, cartoncino brossurato
Formato: 14,5x21
Progetto grafico: MITO graficamito@gmail.com
Codice ISBN 978-88-98558-11-7
Prezzo di copertina euro 10,00
Spese di spedizione euro 3,63 (raccomandata postale)
Per info e ordini: 
largolibro@gmail.com 
e.mail autore: 
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Ci sono artisti che non avvertono l’urgenza della condivisione. Tra questi c’è, sicuramente, Giuseppe Milite, che scrive poesie (ma non solo) da molti anni e solo ora è giunto alla pubblicazione della sua opera prima.
“Qualche volta vado a pesca nell’animo” è il risultato di profonde, lente e dense condivisioni: è il ritmo di questo poeta, ad esser tale. Come spiega lui stesso in apertura, appena tredicenne rimase particolarmente colpito da un brano del Petrarca dedicato alla fuga inesorabile del tempo. Cosa può, l’uomo, di fronte a questa dolorosa constatazione? “Fermare”, in qualche modo, il tempo, e l’arte è forse lo strumento più efficace affinché questo avvenga.
Lo stesso Petrarca, insieme agli altri artisti più o meno grandi del passato, oggi è ancora vivo, grazie a ciò che ha scritto. Perché non c’è solo la “vita fisica” o “mentale”, e gli artisti lo sanno più di chiunque altro.
“Qualche volta vado a pesca nell’animo” rivela l’energia creativa di un autore che instaura con il mondo che lo circonda un dialogo aperto, schietto, prolungato nel tempo. Un dialogo spesso  disilluso, ma sempre sganciato dal pessimismo tout court. Giuseppe Milite affina l’arte della riflessione, guidando se stesso e chi legge lungo i sentieri di considerazioni che ci invitano a badare all’essenziale, al “nocciolo delle questioni”, come si suol dire.

“Il pescato” apre spesso a considerazioni dolenti, ma è sempre un dolore vigile, attento al potenziale cambiamento. Come ha sottolineato Olimpia Vano nella prefazione, il verso è anche riflessione che invita a fermarsi per poter vivere più intensamente ciò che è stato, ciò che è, e in questo potremmo riscontrare un paradosso. È tutto da leggere, questo “paradosso”.  

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