Il libro della settimana

lunedì 1 febbraio 2016

"Raccolgo pezzi di ali": la recensione di Annamaria Perrotta



Ecco la recensione che la Professoressa Annamaria Perrotta ha dedicato alla silloge "Raccolgo pezzi di ali" di Fabio Aloise, Edizioni L’ArgoLibro, presentata sabato pomeriggio presso la libreria indipendente L’ArgoLibro ad Agropoli (qui trovate le foto dell’incontro).

Scrivere sulla produzione artistica degli autori non è cosa facile, in quanto ogni artista utilizza le potenzialità della parola poetica secondo la sua storia personale, le sue esperienze, l'illuminazione di un momento o di un incontro, l'oggettività di alcuni eventi. Ciò che si può fare è scoprire dentro di sé come agisce la poesia, su quali sentieri ci porta, "cosa fa" dentro l'animo  umano.
Io vorrei condurre la mia riflessione sulla parola poetica che, a mio avviso, ridefinisce la realtà, le conferisce una dimensione nuova, capace di svelare al lettore sentimenti nascosti e, perché no, una capacità, magari dimenticata, di meravigliarsi. Il poeta sa stupire, sa usare parole antiche, dando ad esse una nuova veste, un nuovo significato. Ed in questo stupore si incontrano poeta e lettore ed è qui che io ho incontrato la parola poetica di Fabio Aloise.
Per utilizzare una parola-chiave della silloge, i testi di Aloise si presentano come particelle piumate, che alcune volte hanno la levità delle foglie, quando evocano momenti lieti, vissuti in piena armonia, tra mare e cielo, cogliendo, con grande sensibilità, la bellezza della vita  in un ricordo, in uno sguardo, nel profumo del vento o in un brivido rimasto a scuotere l'individuo nella sua essenza indivisibile. E lì la parola poetica diventa musica del cuore:

                                                                "colgo nel cuore                       
                                                                 un brivido strano
                                                                di quelli frementi
                                                                che bussano forte
                                                                a sconvolger la mente.
                                                                Colgo... la tua presenza. 
                                                                                 (Colgo)

Oppure la scoperta di poter ancora sognare, nonostante tutto o la consapevolezza di essere in grado di dare un senso al proprio sentire:

                                                                 "questo è il mio scritto,
                                                                  semplici versi dettati dal cuore,
                                                                  e ora sì che sto bene,
                                                                  ringrazio allora il mio Dio
                                                                  perché stanotte...
                                                                  ... farò un sogno d'amore."
                                                                                 (Un sogno d'amore)

Invece , talvolta, queste piume cadono come macigni sull'odio, sulla terra bagnata da sangue innocente, sulle ingiustizie di ogni tempo, sul dolore dei perché senza risposta, che si evidenziano maggiormente negli occhi di coloro che vivono "ai bordi del mondo", dei deboli, dei dimenticati, degli ultimi. Il poeta Aloise si sente spettatore colpevole, perché non può arginare il male, ma può ancora sentirsi vivo nel momento in cui eleva il suo canto contro l'indifferenza globale. Il poeta guarda spesso il cielo, non per distogliere lo sguardo dagli affanni della vita, ma per trovare alimento per l'anima e vestire gli occhi con una luce che non può spegnersi.
Sono belle le poesie di Fabio Aloise non perché conducono il lettore sulle strade percorse dall'autore, ma perché aprono nuovi sentieri, riscoprono emozioni antiche, danno nuove possibilità alla parola poetica, raccolta dalla vita e la spingono a viaggiare nel cuore di ognuno. I versi, talvolta pieni di ritmo e musicalità, ma in qualche caso anche vicini alla poesia prosastica, stanno lì ad aspettare che il "frenetico vivere di una giornata come tante" che ingabbia le coscienze  in forme stereotipate ed estranee, possa far posto ad un agognato ritorno in se stessi, per avere la consapevolezza di essere e di vivere:

                                                                    "E ora ritorno in me.
                                                                     Lascio alle spalle gli affanni
                                                                     di una giornata come tante,
                                                                     di un via vai continuo,
                                                                     di un frenetico vivere.
                                                                     Finalmente
                                                                     adagio le stanche membra
                                                                     e distendo la mente
                                                                     sotto il blu del firmamento."
                                                                                                  (Esisto)

Alla fine di questo mio personale cammino, invito ognuno a viaggiare nella parola poetica di Fabio, che offre molteplici percorsi e quindi spinge ad una scelta e la   coscienza trova in questo occasioni di crescita, di apertura al dialogo,ma anche solo  di voglia di stupore.  

                                                                                               Annamaria Perrotta

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