Il libro della settimana

sabato 11 agosto 2018

Antimo Ceparano - L’ASSASSINO DELLA PAROLA ovvero DAL FRATE A GENNARO LASTANO




Autore: Antimo Ceparano
Titolo: L’ASSASSINO DELLA PAROLA ovvero DAL FRATE A GENNARO LASTANO
Editore: L’ArgoLibro
In copertina: fotografia di Saverio Caiazzo
Anno di pubblicazione: 2018
Numero pagine: 118

Copertina: a colori con alette
Formato: 11,5x19
Codice ISBN: 978-88-94907-38-4
Prezzo di copertina euro 12,00
Spese di spedizione euro 4,63 (raccomandata postale)
Per contattare l’autore: ceparano.antimo@libero.it
  
Per info e ordini: largolibro@gmail.com 

Un libro originale e denso di metafore, questo “quasi romanzo” (come l’ha definito lo stesso autore) di Antimo Ceparano.
Nelle frasi introduttive, l’autore scrive che la sua intenzione è quella di “mischiare il paradosso con l’ovvietà e il romanzo con la satira ora comica (nel senso di popolare)
e ora eccessivamente e volutamente normale.” La storia si sviluppa con un linguaggio forte, a tratti spiazzante, con la dichiarata intenzione di scuotere il lettore in anni in cui non ci rendiamo ancora conto di quanto sia grave ciò che sta accadendo: con la manomissione del significato delle parole (come ha sottolineato anche Gianrico Carofiglio), la Parola stessa perde sempre più valore, energia. Viene depotenziata. Si parla troppo e troppo spesso a sproposito.
È compito dell’artista, più di chiunque altro, lanciare questo allarme, e Antimo Ceparano lo fa con tutta la lucidità dissacrante dell’ironia e di uno sguardo acuto che sa scavare tra le pieghe dell’ipocrisia, dell’opportunismo, dell’ambiguità.
Il Frate e Gennaro Lastano sono due “invenzioni” letterarie che appartengono a tutti noi, sono due facce di una stessa medaglia che mette il lettore davanti alla concretezza di un’urgenza: ridiamo valore alla Parola, al Verbo. Lo dobbiamo a noi stessi, perché la Parola è ciò che più caratterizza i nostri rapporti: se permettiamo che venga “cancellata”, perderemo gran parte del nostro potenziale comunicativo. Un libro come “L’assassino della parola” ce lo ricorda con tutto il vigore necessario. 

Leggi qui la recensione di Nicola Vacca su "L'Ottavo"

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