Autrice: Cristina Sparagana
Titolo: L’oscura controdanza
Editore: L’ArgoLibro
Collana: La Piuma del Poeta
Introduzione di Paolo Carlucci
In copertina: fotografia di Saverio Caiazzo
Anno di pubblicazione: 2016
Numero pagine: 72
Copertina: cartoncino brossurato, sovraccoperta a colori
Formato: 16x24
Codice ISBN: 978-88-98558-79-7
Prezzo di copertina euro 12,00
Spese di spedizione euro 4,63 (raccomandata postale)
Una nuova, preziosa pubblicazione
arricchisce ulteriormente la collana editoriale “La Piuma del Poeta” della Casa
editrice “L’ArgoLibro”: “L’oscura controdanza” di Cristina Sparagana, poetessa
di altissimo spessore.
La sua scrittura tocca altezze e
profondità con la leggerezza e la densità proprie di chi “sa”, di chi conosce
profondamente il valore della parola scritta e pronunciata, e se ne serve nel
miglior modo per poter descrivere con efficacia la “piccola” quotidianità, che,
in realtà, è l’aspetto più importante per ognuno di noi. Di cosa viviamo,
infatti, di cosa ci nutriamo, se non di sguardi, frasi pronunciate, brevi
sprazzi di tempo e spazio, ricordi? L’artista (forse il poeta, soprattutto) lo
sottolinea ancora e ancora, consapevole dell’importanza del “particolare”.
Come ha sottolineato con forza e
passione, nell’introduzione, il poeta Paolo Carlucci, in questa raccolta “vibra anche il flutto di un diario
quotidiano di emozioni, di ore di vita vissuta, che si aprono all’inquietudine
vera della poesia perigliosa e densa sempre di aeree metafore”.
Verso dopo verso, la poesia di Cristina
Sparagana si posa su un viso amato, su una manifestazione della natura, su un
ricordo, su un dolore, su un sorriso, e ogni volta chi legge ha la netta
sensazione di un’illuminazione che si fa avanti. Possono, le parole,
rischiarare laddove è buio? La risposta è affermativa, quando ci si trova di
fronte a grande poesia, che mostra, non
spiega (la differenza è sostanziale).
“L’oscura controdanza” illumina, di
questo siamo certi: “l’oscuro” e il “contro” vengono attraversati e vibrano di
nuova vita, di significati sempre più ampi e allargati. È il “miracolo” della
parola, questo.