Sabato scorso presso la libreria indipendente L'ArgoLibro ad Agropoli è stato presentato il saggio "L’orologio di Königsberg" dell'Avvocato Lucio Mercogliano; qui trovate le foto dell'incontro. Ecco la recensione critica della Professoressa Lucia Capo.
Lucio Mercogliano, L’orologio di Königsberg,
Editore “Il Saggio” - Eboli 2014.
Recensione di Lucia Capo
Nell’opera L’orologio di Königsberg, Lucio Mercogliano suddivide tutta
l’attività letteraria di Kant in due periodi principali: l’uno va dal 1746 al
1770, l’altro dal 1770 alla morte del filosofo (1804) o , se si crede, al 1798,
data dell’Antropologia, ultima opera da lui pubblicata.
Il 1770 segna il passaggio dal
periodo precritico al periodo critico della speculazione Kantiana con la
dissertazione De mundi sensibilis atque
intelligibilis forma et principiis, scritta dal filosofo per ottenere la
cattedra di Ordinario di Logica e Metafisica all’Università di Könisberg. Nella
dissertazione Kant si stacca dalla filosofia Leibniziana, distinguendo
nettamente la conoscenza sensibile dalla conoscenza intellettuale: quella dei
fenomeni, questa dei noumeni., abbozzando quell’Estetica trascendentale che sarà il fondamento della Critica della Ragion Pura: mostrando,
cioè, come ogni conoscenza sensibile risulti dalla materia o sensazione e
presuppone la presenza di un elemento sensibile, e dalla forma onde la mente
umana coordina e unifica nello spazio e nel tempo il molteplice della
sensazione , costituendo la vera e propria esperienza. Dall’uso logico si
distingue l’uso reale dell’intelletto, che non serve più alla elaborazione
concettuale della conoscenza sensibile ma alla produzione di una conoscenza
nuova, indipendente dall’esperienza, la Metafisica.
Questa è la dottrina del puro
intelletto o delle idee pure che non derivano dall’esperienza ma costituiscono
la natura stessa dell’intelletto puro e, quindi, le sue leggi necessarie
operanti nell’uso logico. Questa dottrina delle idee pure o intellezione reale,
dà la conoscenza delle cose in sé o dei Noumeni, il cui principio è Dio.
In questa dissertazione, la
scienza è scienza del mondo sensibile e scienza del mondo intelligibile:
esperienza e metafisica.
Ben presto dalla nebulosa
cominciò a staccarsi e a prender corpo la questione fondamentale: la Teoretica.
In una importantissima lettera
del 21 febbraio 1772 Kant scrive al suo amico Hertz: <<Percorrendo col
pensiero la parte teoretica in tutta la sua estensione nei rapporti reciproci
dei vari elementi fra loro, mi sono accorto, che a me manca tuttavia qualcosa
di essenziale, a cui, come gli altri, neanche io nel corso delle mie ricerche
metafisiche, avevo posto mai attenzione e che in realtà è la chiave di tutto il
segreto della Metafisica rimasta finora un mistero. Io, cioè, mi sono chiesto
su quale base è fondato il rapporto di ciò, che si dice in noi,
rappresentazione con l’oggetto?>>.
Leggendo la Critica della Ragion Pura, se ne avverte la novità rivoluzionaria e
l’enigmatica ricchezza. Vi si individua una polarità di interpretazioni: da una
parte il carattere eversivo dell’opera in campo metafisico e teologico,
dall’altra si prospetta la conciliabilità riguardo al contenuto. In una prima
Critica si può scorgere: un soggettivismo estremo (spazio e tempo); un risoluto
idealismo che riduce l’Essere e gli enti a fenomeni di coscienza; un nuovo
scetticismo esprimentesi nella negazione della Metafisica; un razionalismo più
radicale di quello illuminista e forse anche un implicito esito panteista.
Alcuni filosofi hanno creduto di
poter dare un’interpretazione più attuale, sottolineando in Kant la
dimostrazione dei limiti della conoscenza umana, la rivelazione di certe
strutture formali dell’attività soggettiva, il riconoscimento della necessità
dei dati empirici perché la conoscenza avesse un contenuto, la giustificazione
della scienza fisico-matematica, la frantumazione del materialismo.
Si capisce che con questa opera
si ha una posizione nuova del problema Io-Dio-Mondo; e con stupore troviamo,
nell’asciutto professore di Könisberg, l’interprete geniale dei fermenti e dei
segreti più profondi della nuova epoca.
Dall’interpretazione del filosofo
Reinhold si evince la confessione di aver trovato nello studio di Kant la
medicina per superare <<l’infelice alternativa tra superstizione ed
incredulità>>. Una novità nelle sorti dell’esegesi kantiana è segnata dal
movimento di ritorno a Kant che avviene poco dopo la metà dell’Ottocento.
Perché si sentì il bisogno di
ritornare a Kant? Per il vuoto lasciato dal declino della speculazione
idealistica non certo colmato dai tentativi sistematici di correnti filosofiche
minori. Fra i giovani filosofi , un certo numero capì che se c’era un
intellettuale a cui ricorrere per salvare la filosofia, questo non poteva
essere che Kant.
La sua teoria richiamava la
Metafisica ma anche la realtà immanente e incarnava un criticismo capace di
smontare ideologie e concezioni dogmatiche.
Essenziale in Kant è la scoperta
del Trascendentale, il complesso delle forme o condizioni o funzioni a priori soggettive.
Nella Scuola di Marburg, c’è un
rifluire di Platone in Kant: Criticismo e Idealismo intimamente collegati; in
maniera nuova, perché nell’Idealismo si pone l’accento, non tanto sulla
riduzione al fenomeno o idea della realtà extrasoggettiva quanto sulla forza
costitutiva e regolativa dei metodi e degli ideali, così il Trascendentale si
avvicina ai Trascendentali della pre-kantiana filosofia tradizionale, in quanto
investe e promuove il compito infinito delle attività spirituali.
Più elastica è l’espansione del
pensiero di Ernst Cassirer (1874-1945). Egli cominciò con lo studio della
teoria del problema della conoscenza nell’epoca moderna, iniziando con la
connessione della filosofia con tutti i fenomeni e i problemi culturali ma con
l’occhio alla scienza e con particolare riguardo ai fondamenti della scienza
matematica e fisica, sapendo che in Kant la conoscenza acquista la formale
consapevolezza critica e metodologica di se stessa.
Da considerare, ancora, la scelta
metafisico-ontologica di Nicolai Artmann. Egli crede di poter prendere in
parola Kant a proposito della formulazione del principio supremo dei giudizi
sintetici, nel senso di una ammissione della identità di categorie della
conoscenza e categorie dell’Essere. Abbiamo Kant anche nei riflessi
dell’Esistenzialismo e la chiave del pensiero di Heidegger e della sua
interpretazione-ermeneusi del filosofo di Königsberg, è il modo in cui egli
sviluppa il punto di vista trascendentale.
Non hanno interesse per lui gli
enti, ma l’Essere, non l’ articolata ricchezza della conoscenza ontica a
posteriori, campo delle scienze, ma l’ontologia fondamentale a priori.
Non è forse questa la
radicalizzazione del formalismo kantiano?
Il segreto kantiano è per
Heidegger una ontologia fondamentale in cui si rivela la struttura dell’uomo,
l’ente fra gli enti aperto all’Essere, segreto che bisogna scoprire sotto la
divulgata impalcatura della oggettivazione scientifica e della fondamentazione
della scienza fisico-matematica nella Critica
dalla Ragion Pura, il cui vero centro è da ravvisare nella teoria dello
schematismo e della immaginazione trascendentale con la sua radice nell’atto
originario della temporalizzazione.
La Critica fece luce ad un tratto. Ciò che Kant ha chiamato la
“Rivoluzione del modo di pensare”, la svolta copernicana del problema della
conoscenza è compiuta. Kant spiega che, chiama trascendentale ogni conoscenza
che si occupa , non tanto di oggetti, ma della nostra maniera di conoscere
oggetti in genere, in quanto, questa, deve essere possibile a priori.
Lo stesso pensiero della libertà
non può, per sé preso, essere chiamato trascendentale, perché questa
denominazione deve rimanere riservata alla conoscenza fondata sulle proprietà
del Dovere e quindi l’intera struttura del regno del Sollen.
La soggettività non significa
altro che quello che dice in genere la svolta copernicana; essa indica la
partenza non dall’oggetto ma da una specifica legislazione della conoscenza
alla quale deve venir ricondotta una forma determinata di oggettività.
Il Criticismo è un mare che viene
alimentato da due grandi correnti: una è la nuova scienza della Natura, l’altra
è la vecchia Ontologia.
Lo scopo della Teoretica kantiana
è quello di mostrare l’intima connessione tra ontologia e teoria della scienza
che è una prova della inesauribilità e del segno del suo genio.
Lucio Mercogliano ci ha mostrato
il pensatore più profondo ed avanzato della cultura individualista della
borghesia classica; ed è precisamente grazie a questa lucidità che Kant , dice
l’autore, ha potuto compiere i passi decisivi verso una nuova categoria
filosofica, quella dell’Universo e del Tutto, ed aprire così la via allo
sviluppo della filosofia moderna.
Egli conosceva ciò che il
pensiero borghese conteneva di non-storico e di quanto fosse consapevole dell’eterno
valore umano della libertà che ha difeso con tutte le sue forze contro la
mistica del sentimento e della intuizione.
Kant, come sostiene Mercogliano,
sembra essere il primo pensatore moderno che abbia nuovamente riconosciuto
l’importanza della Totalità come categoria fondamentale dell’esistenza,
categoria che, per lui, ha tuttavia conservato un carattere problematico.
L’importanza di Kant, consiste
innanzitutto nel fatto che , da una parte il suo pensiero esprime le concezioni
individualiste e atomiste del mondo, tolte ai suoi predecessori e spinte sino
alle loro ultime conseguenze e che, proprio perciò, urta contro i loro limiti,
per lui i limiti dell’esistenza umana, del pensiero e dell’azione dell’uomo;
dall’altra parte il filosofo non si ferma alla constatazione di tali limiti ma
si avvia verso l’integrazione della seconda categoria, il Tutto.
L’Universo kantiano apre la via
ad una evoluzione ulteriore che attraverso Fichte, Hegel, Marx è pervenuta fino
a Sartre, Heidegger, Luckacs, sino al pluralismo francese moderno, sino al
marxismo contemporaneo.
Alle filosofie contemplative
dell’Io, da Descartes a Kant, alla filosofia attiva dell’Io del giovane Fichte,
alle filosofie moderne dell’angoscia e della disperazione Lucio Mercogliano
aggiunge una filosofia del Noi che perverrebbe a superare l’opposizione di
contemplazione e azione, di individuo e comunità.
La filosofia della storia di Kant
è divenuta in Rickert una elaborazione dei concetti delle scienze storiche e
umane. In Kant, infatti, tutte le categorie erano orientate verso l’Avvenire.
Le idee fondamentali della
filosofia della storia come “la società dei cittadini del mondo”, la “pace
eterna”, sono scomparse e sono state sostitute da una filosofia dei valori. La
differenza tra “Universitas e Universalitas”,
fra “Totalità ed Universalità” a priori
costituisce una delle pietre angolari della Teoretica.
L’Universalità a priori è ciò che caratterizza l’uomo
dato, limitato. Determinare le sue possibilità e i suoi limiti è uno dei
compiti più importanti della filosofia critica. L’Universitas non è data, oggi, che sul piano formale (spazio e
tempo), e non potrebbe trovare la sua completa realizzazione che in uno stato
superiore, sovrasensibile, nell’intelletto archetipo, nella volontà santa,
nella conoscenza della cosa in sé. Resta da sapere, perché noi dobbiamo credere
non ad una realizzazione umana, storica e immanente nell’avvenire, ma in una
realizzazione sovrumana e soprannaturale nell’eternità? E la volontà morale?
Kant porta con sé il nuovo mondo e considera la coscienza del dovere come
l’unica e vera rivelazione metafisica come la sola conoscenza che abbiamo
dell’intelligibile.
L’esigenza di ricondurre ad unità
i due aspetti del dinamismo umano, che si evince nella prassi (dovere e
inclinazione) e nella conoscenza (azione della forma e recezione del contenuto)
è viva in Kant, come lo era stata in Tommaso D’Aquino; ma profondamente diversi
sono i risultati nei loro tentativi di spiegazione e conciliazione. Per Kant
Dio, visto come “Dio-Umanità, è chiuso e confinato nell’uomo, Deus in nobis, e quindi l’oscillazione
tra il ricevere e il fare deve spaccarsi nella opposizione radicalmente
luterana del giudizio dell’inavvicinabile Divinità, sulla creatura che vuole
farsi Dio del giudizio, con cui il Dio solo danna l’uomo intimamente affetto
dal peccato originale.
In conclusione Lucio Mercogliano
ci presenta una biografia che non è solo la biografia di un uomo e di una mente
ma la biografia di un problema vivo, che nasce, matura e si espande: il
Criticismo. L’autore ci ha aperto il mondo della filosofia come un mondo pieno
di segreti e di sorprese, facendoci capire che il tempo porta con sé molte più
incognite che certezze e si allarga la zona d’ombra che più sarà illuminata e
maggiori saranno le onde… dell’indagine filosofica.
Professoressa
Lucia Capo