giovedì 25 luglio 2019

Giuseppe Battaglia - Rumore del tempo nella memoria




Autore: Giuseppe Battaglia
Titolo: Rumore del tempo nella memoria
Editore: L’ArgoLibro
Prefazione di Nicola Vacca
In copertina e a pagina 25: fotografie di Rino Scarpa (www.rinoscarpa.myportfolio.com)
A pagina 43: fotografia di Saverio Caiazzo (avv.caiazzo@alice.it)
Anno di pubblicazione: 2019
ISBN 978-88-94907-66-7
Numero pagine: 78

Formato: 12x20
Prezzo di copertina euro 12,00
Spese di spedizione euro 4,63 (raccomandata postale)
Per contattare l’autore: 
giuseppebattaglia53@gmail.com
Per info e ordini: largolibro@gmail.com 

Poesia raffinata e profonda, quella di Giuseppe Battaglia, che, aiutato anche dalle sue profonde passioni per le scienze umane, sa cogliere “l’enormità” che si cela dietro le apparenze. Il poeta si muove e ri-muove la patina dell’inerzia, impegnando se stesso e la propria arte in un viaggio che non risparmia dolori.
«Abbandonata / la soffitta / guardo la mappa / su cui / si stende l’orrore.»
L’orrore di cui scrive Giuseppe Battaglia è fatto di scorie, di inadeguatezze, di incapacità di acquisire nuove e necessarie consapevolezze. È un orrore legato alla quotidianità di tutti (o quasi) noi, a pensarci, ma non per questo è meno dannoso.
Cosa può fare lo studioso che è anche artista della parola? Può registrare e mostrare, innanzitutto. E, poi, può indicare strade alternative.
Ma c’è tanto altro, ancora, oltre questa che potremmo definire “utilità collettiva”.
Nicola Vacca ha sottolineato, nella splendida ed esaustiva introduzione: «Giuseppe Battaglia affonda la penna nel labirinto del tempo, cerca delle cose il cuore segreto e il filo della memoria.»
A queste parole accosto i versi finali di una struggente poesia dedicata al padre: «Con mani tremanti / dentro i miei vuoti / accarezzo il suo silenzio.» Accarezzare il silenzio potrebbe apparire come qualcosa di inutile, ai più. Invece l’artista sa, perché lo sente, che è un gesto “interiore” di cui abbiamo bisogno per comprendere ciò che la banalità della superficialità non potrà mai darci.
La poesia ha bisogno di sguardi maturi, per essere amata, e qui c’è tanto da amare.

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