venerdì 23 dicembre 2022

Pasquale Carelli - La mia terza cuccìa

 


Autore: Pasquale Carelli

Titolo: La mia terza cuccìa

Editore: L’ArgoLibro

Progetto grafico: Annamaria Carelli – www.ariacarelli.com

Anno di pubblicazione: 2022

ISBN 979-12-80205-44-5

Numero pagine: 410

Formato: 13x20

Prezzo di copertina euro 16,00

Spese di spedizione euro 5,00 (raccomandata postale)

Per contattare l’autore: carellipas@gmail.com    

Per info e ordini: largolibro@gmail.com  

 

L’ottima penna di Pasquale Carelli pubblica con “L’ArgoLibro” (dopo i due romanzi “Tra una pizza e l’altra  e “La cella della badessa”, cliccate sui titoli per aprire la pagina corrispondente), una raccolta di racconti che sono anche autobiografia, biografia, ricordo, storia e tanto altro ancora. La cuccìa (accento sulla “i”) è una zuppa di legumi particolarmente ricca, anche nelle sue varianti da zona a zona; l’autore ha scritto racconti per molti anni, oggi giunge alla terza stesura e sono davvero tante le immagini, le emozioni, le storie che ci regala in queste pagine.

I personaggi sono tratteggiati con sapienza, le storie appassionano e non ci sono mai cadute di tono. Si sorride, si ride, si riflette, ci si commuove, richiamando anche un passato che è comunque prossimo, da esso è scaturito questo presente spesso “incomprensibile” proprio perché non siamo consapevoli di cosa ci siamo lasciati alle spalle.

“La mia terza cuccìa”, in questo senso, può essere considerata anche una limpida e valida lezione di vita, non certo cattedratica, ma, al contrario, totalmente immersa nelle energie e nelle pulsioni che attraversano le generazioni.

Lo sguardo di Pasquale Carelli è attentissimo, partecipe, profondamente empatico. Ci avvicina moltissimo ai personaggi che attraversano queste pagine, fino a renderceli familiari. Un’ottima penna, appunto. Enzo Pezzati, autore della prima “Cuccìa”, che risale al 1999, ha giustamente scritto di un «narrare disteso con supremo agio nel lungo itinerario della memoria, con un andamento fra l’evocativo, il nostalgico, il meditativo». Parole davvero puntualissime che si confermano ventitré anni dopo.


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