Autore: Giancarlo Guercio
Titolo: Quem Quaeritis? Il caso Mastrogiovanni
Editore: L’ArgoLibro
Anno di pubblicazione: 2015
Numero pagine: 70
Copertina: a colori, cartoncino brossurato
Formato: 14,5x21
Progetto grafico: MITO
Un argomento particolarmente difficile,
scottante e delicato al tempo stesso, quello affrontato da Giancarlo Guercio in
“Quem Quaeritis?”
Nella notte tra il 3 e 4 agosto del
2009, nel reparto psichiatrico dell’Ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania
(Salerno), moriva Franco Mastrogiovanni, maestro elementare di Castelluccio
Cilento, pochi giorni prima sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Una notizia che fece enorme scalpore “grazie”
soprattutto a filmati che girarono in rete e confermarono un trattamento
colpevole di negligenze, imperizia e imprudenza, come stabilì la sentenza
pronunciata nell’agosto del 2012 dal tribunale che condannò i medici
responsabili del reparto.
Come ha sottolineato Lorenzo Peluso,
Giornalista del “Corriere di Mezzogiorno” nell’illuminante presentazione, “una
sentenza spartiacque che lascerà un segno e apre definitivamente il
dibattito, a livello nazionale, sui metodi di contenzione applicati nei reparti
di psichiatria e sull’applicazione dei Trattamenti Sanitari Obbligatori”.
Fin qui la legge, la giusta indignazione
sociale, ma c’è anche l’arte che nella società è impegnata e che si fa
portavoce – con ancora maggiore efficacia – di indignazioni personali e
collettive che altrimenti avrebbero voce solo “momentaneamente”.
Grazie anche a “Quem Quaeritis?”,
invece, l’artista Giancarlo Guercio traccia un segno indelebile, nel cuore e
nella mente di chi legge, con un monologo teatrale che è al tempo stesso
domanda, grido, analisi, emozione.
“Quem Quaeritis?”, cioè “Chi cercate?”,
è la domanda che l’Angelo rivolge alle tre Marie e agli apostoli che si recano
al sepolcro di Cristo e lo trovano vuoto. Nel corso del monologo, che si rifà (anche)
ai riti cristiani della Settimana Santa, si eleva la voce di chi voce non ha
avuto, al di là di tutte le manifestazioni di solidarietà temporanee o
durature. È il “miracolo” dell’arte, che in questo caso si è manifestato e
continua a manifestarsi – una, cento, mille volte, tutte le volte che è
necessario – grazie alla voce di un artista che ha fatto suo un grido di dolore
e di protesta.
Franco Mastrogiovanni è stato davvero “un
Cristo dei nostri tempi”, e come tale la sua figura va raccontata, e questo
forse può farlo solo l’arte, ad un livello che va oltre il tempo e lo spazio. Il
grido muto non è più tale, grazie alla giustizia ma soprattutto grazie a pagine
che fanno rivivere l’anima, il cuore e la mente di una persona straordinaria.