Le interviste di Nello Amato
La fisiodanza... un
mondo da scoprire
Intervista a
Maria Virgina Marchesano
Virginia, spiegaci in poche parole chi sei, cosa
ami fare e perché hai scelto di pubblicare il tuo lavoro saggistico con
L'Argolibro.
Sono una
danzatrice, coreografa e insegnante di danza classica e contemporanea. Per la
danza classica mi sono formata presso l'Accademia Nazionale di Danza di Roma
mentre per la danza contemporanea (metodo "Nikolais") mi sono formata
con Simona Bucci. Sono moltissime le cose che amo fare e a seconda dei cicli
della vita che sto vivendo cambiano in continuazione. Attualmente l'attività
che più mi gratifica è insegnare perché mi sembra di avere la possibilità di incidere
sulla formazione psico-fisica delle persone e quindi di riuscire a produrre
piccoli cambiamenti nella società. Ho scelto di pubblicare con l'ArgoLibro perché
ho voluto che questo mio progetto fosse interamente campano (vivo a metà tra Roma
e Nocera Inferiore, ma il senso delle radici e di appartenenza mi ha portato a
scegliere una casa editrice che sento vicina, appartenente...
Perché hai scelto come oggetto di studio, di
ricerca proprio la fisiodanza? Che cos'è la fisiodanza?
Ho scelto
la fisiodanza perché per la sua intrinseca natura rappresenta ad oggi la
disciplina che più mi consente di intervenire sui miei allievi in quanto mi
fornisce degli strumenti che vanno ad intervenire parallelamente su mente e
corpo. La fisiodanza, infatti, è una disciplina di supporto alla danza che
punta all'ottimizzazione del gesto artistico ma secondo me è una disciplina che
potrebbe essere praticata da chiunque perché si fonda su un training fisico che
punta sulla proprocezione e sulla consapevolezza prima del proprio corpo e poi
del movimento. La fisiodanza ti insegna a conoscere ed abitare il tuo corpo
come fosse la tua casa... E quando vivi con agio nel tuo corpo la tua anima può
relazionarsi col mondo circostante senza interferenze.
Non esisteva ancora un testo in italiano su questa disciplina e questo progetto vuole essere un tentativo concreto di cominciare a colmare un vuoto.
Esiste un rapporto tra biodanza e fisiodanza?
Posto che
non amo particolarmente dividere la danza in categorie... Perché la danza è una
anche se poi esistono diverse declinazioni stilistiche, apparentemente
potrebbero esserci delle assonanze ma nella sostanza la fisiodanza (che tra
l'altro è una disciplina che non si poggia su una tecnica precostituita ma
viene filtrata ogni volta in maniera diversa dall'insegnante a seconda delle
sue esperienze e della sua formazione) lavora più propriamente sulla presa di
coscienza del proprio corpo in ausilio alla tecnica della danza classica e
moderna.
Quali apporti benefici psicofisici offre la
fisiodanza? Perché le persone dovrebbero avvicinarsi a questo mondo?
Be',
conoscere il proprio corpo significa conoscere se stessi e conoscere se stessi
vuol dire vivere in maniera più consapevole e responsabile.
Per chi studia danza, affrontare
parallelamente lo studio della fisiodanza previene dall'insorgenza di patologie
legate ad un uso scorretto della tecnica ed in più consente di vivere il gesto
nella sua pienezza… quindi in tutta la sua portata psicofisica.
Ci sono altre pubblicazioni in cantiere?
Attualmente
sto lavorando alla mia seconda pubblicazione che sarà un manuale di fisiodanza,
ma rivolto questa volta agli studenti dei licei coreutici.
Cosa rappresenta la danza per te?
Sono una
danzatrice e la danza è il linguaggio che ho scelto per relazionarmi col mondo.
Intendo la danza come una forma di comunicazione... Come il pittore usa la tela, il musicista lo strumento, il poeta la parola... io uso il corpo per
raccontare e per leggere la realtà che mi circonda.
Prospettive future?
Questa è
la domanda più difficile... non lo so. La danza mi ha insegnato a vivere il
presente e a godermi l'istante. Non riesco a fare progetti perché lascio che siano
le cose a indicarmi di volta in volta la strada e tutte le volte che progetto
gli eventi mi costringono a cambiare rotta... quindi, mi sospendo dalla scelta
di progettare e aspetto che sia la vita stessa a guidarmi.
Virginia, siamo giunti alla conclusione... Più
che una risposta a una domanda vorrei una riflessione da giovane, da donna, da
studiosa. Viviamo in un mondo dove il telematico ha letteralmente ucciso il
libro cartaceo, la telenovela ha soppiantato il racconto scritto e orale, le
forme narrative televisive, ridondanti e consumistiche, fanno sì che il
soggetto non ricerchi la scrittura come rifugio o fonte di piacere a causa
della presenza ossessiva del virtuale. In questa società la letteratura può
ancora salvare il mondo?
La
letteratura come la danza, la musica, il teatro sono delle occasioni che
abbiamo per riflettere, per immaginare e quando sono ben fatte non ti danno
soluzioni... ma ti pongono tante domande e ti impongono di fermarti... fermarti
per pensare, per riflettere, per sognare, per scegliere. ...Per capire, per
spostare il terriccio e trovare il tesoro nascosto che spesso si nasconde negli
strati più profondi delle cose. Non so se può salvare il mondo... Ma
sicuramente può salvare se stessi. E forse una moltitudine di "salvi"
ci consegnerà un mondo migliore.
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