domenica 5 gennaio 2025

Buona Epifania da "L'ARGOLIBRO"!

 


Durante il mio viaggio, ho conosciuto una vecchia signora molto simpatica che amava tanto le fiabe. Sapendo come io cercassi inutilmente la Befana, senza mai trovarla, per consolarmi mi ha regalato un bel libro di racconti.

Uno di questi racconti, scritto da un famoso scrittore per grandi, Piero Bargellini, con mia grande gioia, narrava di quella volta che Gennaio, il primo figlio dell’Anno, ospitò in una notte di bufera una misteriosa vecchietta che, il mattino dopo, gli riservò una grande sorpresa.

Questo racconto mi è piaciuto così tanto che l’ho ricopiato qui per voi.

“Ormai la neve aveva occupato la terra, il gelo spesso e duro formava come una corazza lucida sul suolo. Tra gli alari del camino bruciavano i ceppi.

Gennaio non si lamentava di nulla. Sbrigava i lavori attorno a casa, poi, sulla sera, si metteva nel canto del fuoco a raccontare novelle.

Una notte sentì battere all’uscio. Aprì senza chiedere neppure chi fosse. Fuori imperversava una tempesta di neve e, tra il volteggiare dei fiocchi bianchi, Gennaio si trovò dinanzi una vecchina curva e intabarrata in un grande scialle nero.

– In giro con questo tempo da lupi! – esclamò Gennaio facendola entrare.

La vecchina sorrise. Si scrollò di dosso la neve e rispose:

– È il mio mestiere.

Gennaio non era curioso. Perciò non chiese alla vecchina né di dove venisse, né dove andasse. L’aiutò, invece, a togliersi dalle spalle lo scialle bagnato e l’accompagnò verso il fuoco.

– Venite, nonnina – le diceva premuroso. – Riscaldatevi. Ecco, mettetevi qui vicino alla fiamma. Toglietevi gli zoccoli. Anche le calze sono tutte bagnate. Volete cambiarle?

Così dicendo corse al suo cassettone. Prese le due più belle calze che avesse e le porse alla vecchina.

– Non fate complimenti, nonnina. Coi piedi umidi si prendono le infreddature.

– Grazie, figliolo! – diceva la vecchina commossa.

– Avete bisogno di prendere qualcosa di caldo? Una tazza di latte? Non abbiate riguardo.

– Grazie, figliolo – rispondeva la vecchina – tu sei veramente gentile.

– Ora vi metto un po’ di fuoco a letto, andate a riposarvi presto.

– Grazie, figliolo, tu sei buono.

La vecchina ringraziava sempre sorridendo. Quando fu a letto, Gennaio le rimboccò le coperte.

– E ora dormite. Domattina vi sveglierò io quando è l’ora di colazione. Buonanotte, nonnina!

– Buonanotte, figliolo caro!

Gennaio spense il lume e si recò nella sua camera. Dormì tranquillamente come il solito, mentre fuori fischiava la bufera.

Quando dalle imposte piene di neve filtrò un po’ di luce bigia e scialba, Gennaio saltò dal letto. Si vestì e bussò alla camera della vecchina. Nessuno gli rispose. Aprì pian piano l’uscio. Il letto era rifatto come se nessuno vi avesse dormito.

Scese in cucina. Della vecchina nessuna traccia. Si accostò agli alari per accendere il fuoco e dalla cappa del camino vide penzolare le calze che la sera avanti aveva prestato alla vecchina.

Ma non pendevano vuote e flosce. Apparivano gonfie, piene di roba insaccata a forza.

Le staccò e con cautela cominciò a vuotarle. Erano piene di regali, di dolci, di rutta rara, di oggetti utili.

Gennaio ad ogni pacchetto dava un grido di sorpresa.

Nel puntale dell’ultima calza trovò finalmente un biglietto, scritto con un carbone spento. Diceva: “Perché sei stato buono e generoso!”

Seguiva una firma, che Gennaio stentò a decifrare.

Era la firma della Befana.”

 

(tratto da “Il grande libro della Befana” di Giorgio Mauri)

 

 

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