Durante il mio viaggio, ho
conosciuto una vecchia signora molto simpatica che amava tanto le fiabe.
Sapendo come io cercassi inutilmente la Befana, senza mai trovarla, per
consolarmi mi ha regalato un bel libro di racconti.
Uno di questi racconti,
scritto da un famoso scrittore per grandi, Piero Bargellini, con mia grande
gioia, narrava di quella volta che Gennaio, il primo figlio dell’Anno, ospitò
in una notte di bufera una misteriosa vecchietta che, il mattino dopo, gli
riservò una grande sorpresa.
Questo racconto mi è
piaciuto così tanto che l’ho ricopiato qui per voi.
“Ormai la neve aveva
occupato la terra, il gelo spesso e duro formava come una corazza lucida sul
suolo. Tra gli alari del camino bruciavano i ceppi.
Gennaio non si lamentava
di nulla. Sbrigava i lavori attorno a casa, poi, sulla sera, si metteva nel
canto del fuoco a raccontare novelle.
Una notte sentì battere
all’uscio. Aprì senza chiedere neppure chi fosse. Fuori imperversava una
tempesta di neve e, tra il volteggiare dei fiocchi bianchi, Gennaio si trovò
dinanzi una vecchina curva e intabarrata in un grande scialle nero.
– In giro con questo tempo
da lupi! – esclamò Gennaio facendola entrare.
La vecchina sorrise. Si
scrollò di dosso la neve e rispose:
– È il mio mestiere.
Gennaio non era curioso.
Perciò non chiese alla vecchina né di dove venisse, né dove andasse. L’aiutò,
invece, a togliersi dalle spalle lo scialle bagnato e l’accompagnò verso il
fuoco.
– Venite, nonnina – le diceva
premuroso. – Riscaldatevi. Ecco, mettetevi qui vicino alla fiamma. Toglietevi
gli zoccoli. Anche le calze sono tutte bagnate. Volete cambiarle?
Così dicendo corse al suo
cassettone. Prese le due più belle calze che avesse e le porse alla vecchina.
– Non fate complimenti,
nonnina. Coi piedi umidi si prendono le infreddature.
– Grazie, figliolo! –
diceva la vecchina commossa.
– Avete bisogno di
prendere qualcosa di caldo? Una tazza di latte? Non abbiate riguardo.
– Grazie, figliolo –
rispondeva la vecchina – tu sei veramente gentile.
– Ora vi metto un po’ di
fuoco a letto, andate a riposarvi presto.
– Grazie, figliolo, tu sei
buono.
La vecchina ringraziava
sempre sorridendo. Quando fu a letto, Gennaio le rimboccò le coperte.
– E ora dormite. Domattina
vi sveglierò io quando è l’ora di colazione. Buonanotte, nonnina!
– Buonanotte, figliolo
caro!
Gennaio spense il lume e
si recò nella sua camera. Dormì tranquillamente come il solito, mentre fuori
fischiava la bufera.
Quando dalle imposte piene
di neve filtrò un po’ di luce bigia e scialba, Gennaio saltò dal letto. Si
vestì e bussò alla camera della vecchina. Nessuno gli rispose. Aprì pian piano
l’uscio. Il letto era rifatto come se nessuno vi avesse dormito.
Scese in cucina. Della
vecchina nessuna traccia. Si accostò agli alari per accendere il fuoco e dalla
cappa del camino vide penzolare le calze che la sera avanti aveva prestato alla
vecchina.
Ma non pendevano vuote e
flosce. Apparivano gonfie, piene di roba insaccata a forza.
Le staccò e con cautela
cominciò a vuotarle. Erano piene di regali, di dolci, di rutta rara, di oggetti
utili.
Gennaio ad ogni pacchetto
dava un grido di sorpresa.
Nel puntale dell’ultima
calza trovò finalmente un biglietto, scritto con un carbone spento. Diceva: “Perché
sei stato buono e generoso!”
Seguiva una firma, che
Gennaio stentò a decifrare.
Era la firma della Befana.”
(tratto da “Il grande
libro della Befana” di Giorgio Mauri)
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