venerdì 19 maggio 2023

Un nuovo articolo di Michele Di Lieto

 


L’incontro tra Zelensky, Capo ucraino, e Papa Francesco era stato preceduto da polemiche e scontri. Il Papa si era lasciato sfuggire (anche se sono cose che non si lasciano sfuggire) che la mediazione era iniziata. La notizia era stata confermata da alti prelati vicini al Papa. Non erano cessate le incertezze.

Intanto, Putin e Zelensky avevano smentito, ciascuno per suo conto, smentito che una mediazione fosse in corso. Come avrebbe fatto il Papa ad iniziare o a proseguire un negoziato di pace se tutti e due i duellanti rifiutavano di vedersi e di vedere il Papa, resta un mistero. La notizia che Zelensky sarebbe venuto a Roma in Vaticano neppure lo aveva risolto (il mistero). Era stata fissata anche la data, non l’ora per ragioni di sicurezza. Zelensky è arrivato in aereo, ricevuto con tutti gi onori dal nostro Ministro degli Esteri. Dai movimenti del Capo ucraino si è capito che Zelensky avrebbe incontrato prima il nostro Presidente, poi il nostro Capo di governo, infine, nel pomeriggio, papa Francesco.

Ma non era venuto a Roma per vedersi col Capo della Cristianità e parlare della mediazione in corso? E quelle misure di sicurezza che avevano blindato il Vaticano erano per Mattarella, per la Meloni, o per il Papa? L’incontro comunque c’è stato. Se c’erano ancora dubbi, Zelensky stesso li ha fugati. Le sue parole sono state lapidarie. “La ringrazio, ha detto, ma il nostro Paese non ha bisogno di mediatori”: e giù con lo stesso tono, per i quaranta minuti che è durato il colloquio.

“Non possono mettersi sullo stesso piano aggressore e aggredito”. “La pace giusta è quella che vorremo noi” “Putin è un piccolo leader isolato anche tra i suoi, che non esita a mandare in guerra i giovani russi, votati a morte sicura”. “La soluzione per l’Ucraina sarà la controffensiva. Quando saremo alle porte della Crimea, il sostegno interno diminuirà e Putin dovrà trovare la via di uscita”.

Come ognun vede si tratta di parole che danno per scontata la vittoria ucraina, la resa di Putin, la pace come la vuole Zelensky, quando tutti, compreso il Papa, si sforzano a dichiarare che una resa dei russi non garantirebbe una pace giusta, non garantirebbe la pace, e basta. Non credo che le dichiarazioni di Zelensky siano opera sua. Io credo che le parole di Zelensky siano state suggerite da qualcuno, interessato a spingere la propria influenza alle porte della Russia, fino ad annientare la potenza nemica.

Lo dice uno come me, che dietro la guerra ucraina ha sempre visto la mano degli USA, dietro Zelensky Biden, con Biden la Nato, l’UE, almeno gran parte dell’UE, compresa l’Italia che, con l’invio di armi all’Ucraina, ha assunto a tutti gli effetti la veste di nemico di Putin. Ma Zelensky è stato duro. E duro è stato anche nell’intervista a Porta a Porta rilasciata a Bruno Vespa che non ha rinunciato alle esigenze dello show. E tutto uno show è parso l’effluvio di baci, abbracci, sorrisi, strette di mano, tra Zelensky e la Meloni, Zelensky e il nostro Ministro degli esteri.

Il solo a mantenere un po’ di contegno è stato Mattarella, l’unico che abbia parlato di una pace che non sia fondata sulla resa. Quanto al colloquio tra il Papa e il capo ucraino, tutti e due hanno sottolineato la necessità di salvare i bambini, vittime innocenti di tanta violenza. Si è parlato quindi degli aspetti umanitari, non politici della questione. E anche degli aspetti umanitari si è parlato con una sola voce, quella ucraina. In tutto questo che figura ha fatto papa Bergoglio? Certamente non bella. Né vale avanzare scuse.

Se la visita non era stata pianificata, come pure è stato detto, Zelensky che è venuto a fare? E se non c’è riuscito il Papa, come vogliamo che ci riescano suoi ambasciatori, uno a Mosca, l’altro a Kiev? Quello che a me pare non si sia capito, o capito abbastanza, è che la guerra ucraina non è una guerra tra Zelensky e Putin, ma tra Biden e Putin, tra Russia e Stati Uniti. Noi si continua a considerare Zelensky interlocutore necessario di qualsiasi trattativa.

Ma Zelensky è uomo di Biden, che la guerra la fa per procura. Zelensky non muove foglia che Biden non voglia. Fino a che Biden non sarà chiamato al tavolo delle trattative, per dire una buona volta dove vuole arrivare (non bastano i miliardi, non bastano gli aerei ultimo tipo, non bastano gli uomini inviati in Ucraina), fino a che Biden (e Putin, ma Putin è già schierato in prima linea e pare disposto a trattare, purché le condizioni poste da Zelensky, quindi da Biden, non siano condizioni capestro) non si esporranno in prima persona, di pace sarà inutile parlare.

Spero che questo lo abbia capito pure papa Francesco, per evitare confusioni, che sono già troppe, per non alimentare ingiuste aspettative, per non incorrere in figure tipo quella alla quale abbiamo assistito.

Michele Di Lieto

micheledilieto2@tiscali.it

 

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