mercoledì 18 marzo 2015

Cuccipannèdda e Altre Fiabe Cilentane - A cura di Fernando La Greca



A cura di Fernando La Greca flagreca@unisa.it
Titolo: Cuccipannèdda e Altre Fiabe Cilentane
Editore: L’ArgoLibro
Anno di pubblicazione: 2015
Numero pagine: 170
Copertina: a colori, cartoncino brossurato
Formato: 21x29
Progetto grafico: MITO 
In copertina e nelle pagine interne: disegni di Milly Chiarelli millychiarelli@yahoo.it
Fotografie di Sandy e Dave Thurmond
Prefazione di Antonella Nigro  nigroanton@tiscali.it 
Traduzione inglese di Giovanna Della Porta giovanna.dellaporta@alice.it
Codice ISBN 978-88-98558-39-1

Il libro è disponibile in due versioni:

- disegni a colori  euro 22,00
- disegni in bianco e nero  euro 15,00
Per info e ordini: largolibro@gmail.com 


Cuccipannedda
Anche per questo libro di fiabe cilentane si può dire ciò che Italo Calvino scriveva nella sua introduzione alle "Fiabe Italiane" del 1956, ovvero che "è nato col preciso intento di rendere accessibile a tutti i lettori italiani (e stranieri) il mondo fantastico contenuto in testi dialettali non da tutti decifrabili”.
In particolare, la presente raccolta di fiabe comprende testi popolari e dialettali del Cilento, il territorio a sud della provincia di Salerno. I testi sono tratti da registrazioni e filmati effettuati dal 1980 al 1984, ed è presente la trascrizione dialettale accanto alla traduzione italiana (un italiano invero molto "regionale", per mantenere l'immediatezza del dialetto) ed alla traduzione inglese.
Se è vero che storie simili si raccontano anche altrove, la “cilentanità” delle fiabe è data appunto dalla piena appartenenza al Cilento delle tre narratrici, per cui il sapore locale si ritrova nelle espressioni dialettali, nell’ambientazione, nel riferimento a paesi, colline, valloni, boschi, monti, e ad usi, costumi, tradizioni tipiche della vita quotidiana contadina.
Pertanto, la trasfigurazione fantastica della narrazione fa sì che i paesi e gli ambienti cilentani descritti nelle fiabe si trasformino in paesi di fiaba abbarbicati sulle colline e sulle pendici dei monti, raccolti fra loro come in un presepe. In questi paesi i gatti girovaghi e apparentemente sonnacchiosi sono in realtà fate benigne; le ragazze da marito aspettano pazienti sul balcone, mentre principi e regnanti vanno a passeggio fra le umili case del popolo. Le porte di casa restano aperte a tutti, come tutti in paese condividono insieme dolori e gioie; anche un figlio di famiglia povera ma dall’intelligenza pronta può farsi strada e diventare “altezza reale”, mentre un'orfanella adottata si rivela figlia del Sole e nipote dell'Imperatore.
Del resto, anche fra gli animali l’umile asino, forte e lavoratore, compete col leone e può diventare re, anzi, è lui sicuramente il re di queste contrade. La volpe riesce a sopravvivere con le sue astuzie, ma non sempre le va bene. Altri animali, sia pur piccoli, sanno farsi valere, come l' "arìddo", il grillo, e la "cuccipannèdda" che dà il titolo alla raccolta, nei dizionari "ballerina" o "coditremola", piccolo uccello dalla coda lunga sempre in movimento, metafora delle instancabili lavoratrici cilentane. L'uomo è invece a volte indolente, ma per fortuna ci pensano i santi a portarlo sulla retta via.
Alcuni aspetti della vita contadina sono ben presenti a tutti i livelli sociali: l'orco alleva sottocasa i maiali, ed ha un orto con le verze incappucciate; altezza reale ha un grosso gregge di capre, mentre persino sotto il palazzo del re a Napoli non manca il pollaio. Troviamo poi una serie di cibi della ordinaria vita quotidiana, fra i quali il tòrtano, una specie di pizza; la zuppa di pane e vino, che dà più forza rispetto alla zuppa di pane e latte; il pelùso, una sorta di mozzarella fatta con il latte di capra; i tagliolini, ovvero le fettuccine di pasta di casa.
Questo antico e per fortuna in gran parte ancora attuale mondo cilentano trova la sua forza nel lavoro, nella solidarietà, nell'altruismo, nei valori tradizionali, sempre validi e quindi da trasmettere alle nuove generazioni, anche attraverso la fiaba, che conserva ancora la sua funzione didattica, e viene espressa al meglio quando le persone si conoscono, cade ogni diffidenza, e il narratore vuole comunicare, lasciare un messaggio, coinvolgere emotivamente, educare, introdurre le giovani generazioni alla cultura condivisa della comunità. Il presente libro, nella sua veste editoriale adatta ad un pubblico di lettori di tutte le età, e in più lingue, in qualche modo vuole rinnovare questa funzione della fiaba cilentana quale trasmissione di valori.

Fernando La Greca



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