domenica 2 novembre 2025

L'illuminante attualità di Pasolini

 


Cinquant’anni fa, il 2 novembre 1975, veniva ucciso a Ostia Pier Paolo Pasolini, tra i maggiori intellettuali italiani del Novecento, figura “eternamente scomoda” e non classificabile in semplici categorie. A mezzo secolo dalla morte continuiamo ad attingere ad un’inesauribile miniera di riflessioni mai banali, mai scontate. Giulio Ripa ci offre preziosi spunti di riflessione.

 

APPUNTI DA PASOLINI

 

Pasolini era un intellettuale poliedrico, profondamente consapevole della sua scissione interiore, che lo rendeva estremamente umano.

L’esperienza della contrapposizione costituisce la più profonda matrice strutturale dell’opera e del pensiero di Pasolini, che al di fuori di essa apparirebbe sostanzialmente incomprensibile. È stato uno spirito libero, testimone critico dei mutamenti del suo tempo. Ha scritto circa ventimila pagine. Impossibile fare una sintesi delle sue opere.

Oggi, Pasolini è uno dei maggiori intellettuali più citato anche dai politici, tutti lo tirano per la giacca, facendone un santino.

Ci sono circa 6-7 milioni di pagine web che parlano di lui. Ognuno si fa una sua idea di Pasolini. In vita era osteggiato da tutto il sistema politico con diverse motivazioni. Indubbiamente è tenuto in considerazione più da morto che quando era vivo.

Tutti ci chiediamo cosa direbbe Pasolini sulla realtà attuale. È una domanda che non può avere risposte, allora a 50 anni dalla morte lo sforzo è quello di far rivivere alcune sue parole.

 

Ideali vs Organizzazione

 

Dalla sceneggiatura del film “San Paolo” scritta da Pasolini, ecco le parole di uno dei discepoli rivolte a San Paolo, organizzatore e fondatore della Chiesa cattolica come istituzione, che contrappongono la predicazione degli ideali in cui si crede all’organizzazione necessaria per realizzare gli ideali predicati:

 

“Il nostro è un movimento organizzato… Partito, Chiesa… chiamalo come vuoi. Si sono stabilite delle istituzioni anche fra noi, che contro le istituzioni abbiamo lottato e lottiamo. L’opposizione è un limbo.

Ma in questo limbo già si prefigurano le norme che faranno della nostra opposizione una forza che prende il potere: e come tale sarà un bene di tutti.

Dobbiamo difendere questo futuro bene di tutti, accettando, sì, anche di essere diplomatici, abili, ufficiali.

Accettando di tacere su cose che si dovrebbero dire, di non fare cose che si dovrebbero fare, o di fare cose che non si dovrebbero fare.

Non dire, accennare, alludere. Essere furbi. Essere ipocriti.

Fingere di non vedere le vecchie abitudini che risorgono in noi e nei nostri seguaci - il vecchio ineliminabile uomo, meschino, mediocre, rassegnato al meno peggio, bisognoso di affermazioni e di convenzioni rassicuranti.

Perché noi non siamo una redenzione, ma una promessa di redenzione.

Noi stiamo fondando una Chiesa.”

 

In questo brano, Pasolini è convinto che nella profondità di ogni uomo esiste la contraddizione che distingue e oppone il momento contemplativo e

riflessivo al momento del rischio storico, dell’azione.

 

Lotta

 

... “Non si lotta solo nelle piazze, nelle strade, nelle officine, o con i discorsi, con gli scritti, con i versi: la lotta più dura è quella che si svolge nell'intimo delle coscienze, nelle suture più delicate dei sentimenti”.

(P. P. Pasolini, "Vie Nuove" n. 51 del 28 dicembre 1961)

 

 Non violenza

 

...“La nonviolenza è l’acme ideale di una concezione razionale della realtà. Se ogni forma del pensiero ha bisogno, nell’atto pratico, di una manifestazione concreta e basata quindi sul sentimento e la persuasione, la nonviolenza è l’atteggiamento sentimentale e persuasivo di chi è totalmente fuori da ogni conformismo, di chi si è totalmente “liberato” attraverso gli strumenti della ragione e della cultura.”

Pier Paolo Pasolini (Vie Nuove, 4 gennaio 1962)

 

Pasolini dice di se stesso

 

...“Pasolini vive storicamente per accumulazione, e che il suo conoscere, non

dialettico, è dovuto all’eterna coesistenza degli opposti.”

(Da Pasolini recensisce Pasolini, pubblicata su «Il Giorno» del 3 giugno 1971)

 

Dall’ultima intervista

 

Il brano è tratto dall’intervista di Furio Colombo ha avuto luogo sabato 1° novembre 1975, fra le 4 e le 6 del pomeriggio, poche ore prima che Pasolini venisse assassinato:

“La tragedia è che non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l’una contro l’altra.”

 

Poesia di Pasolini

 

Versi tratti dalla poesia La Guinea, dalla raccolta “Poesia in forma di rosa:

 

L’intelligenza non avrà mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai

da uno dei milioni d’anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,

di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l’ha mai liberato.

Mostrare la mia faccia, la mia magrezza –
alzare la mia sola puerile voce –
non ha più senso: la viltà avvezza

a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.

 

 

 

Riferimenti multimediali

Video sulla società dei consumi

https://www.youtube.com/watch?v=t3zjebS7_qc

 

 

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