Cinquant’anni
fa, il 2 novembre 1975, veniva ucciso a Ostia Pier Paolo Pasolini, tra i
maggiori intellettuali italiani del Novecento, figura “eternamente scomoda” e
non classificabile in semplici categorie. A mezzo secolo dalla morte
continuiamo ad attingere ad un’inesauribile miniera di riflessioni mai banali,
mai scontate. Giulio Ripa ci offre preziosi spunti di riflessione.
APPUNTI DA PASOLINI
Pasolini
era un intellettuale poliedrico, profondamente consapevole della sua scissione
interiore, che lo rendeva estremamente umano.
L’esperienza
della contrapposizione costituisce la più profonda matrice strutturale
dell’opera e del pensiero di Pasolini, che al di fuori di essa apparirebbe
sostanzialmente incomprensibile. È stato uno spirito libero, testimone critico
dei mutamenti del suo tempo. Ha scritto circa ventimila pagine. Impossibile
fare una sintesi delle sue opere.
Oggi,
Pasolini è uno dei maggiori intellettuali più citato anche dai politici, tutti
lo tirano per la giacca, facendone un santino.
Ci
sono circa 6-7 milioni di pagine web che parlano di lui. Ognuno si fa una sua
idea di Pasolini. In vita era osteggiato da tutto il sistema politico con
diverse motivazioni. Indubbiamente è tenuto in considerazione più da morto che
quando era vivo.
Tutti
ci chiediamo cosa direbbe Pasolini sulla realtà attuale. È una domanda che non
può avere risposte, allora a 50 anni dalla morte lo sforzo è quello di far
rivivere alcune sue parole.
Ideali vs Organizzazione
Dalla
sceneggiatura del film “San Paolo” scritta da Pasolini, ecco le parole
di uno dei discepoli rivolte a San Paolo, organizzatore e fondatore della
Chiesa cattolica come istituzione, che contrappongono la predicazione degli
ideali in cui si crede all’organizzazione necessaria per realizzare gli ideali
predicati:
“Il
nostro è un movimento organizzato… Partito, Chiesa… chiamalo come vuoi. Si sono
stabilite delle istituzioni anche fra noi, che contro le istituzioni abbiamo
lottato e lottiamo. L’opposizione è un limbo.
Ma
in questo limbo già si prefigurano le norme che faranno della nostra
opposizione una forza che prende il potere: e come tale sarà un bene di tutti.
Dobbiamo
difendere questo futuro bene di tutti, accettando, sì, anche di essere
diplomatici, abili, ufficiali.
Accettando
di tacere su cose che si dovrebbero dire, di non fare cose che si dovrebbero
fare, o di fare cose che non si dovrebbero fare.
Non
dire, accennare, alludere. Essere furbi. Essere ipocriti.
Fingere
di non vedere le vecchie abitudini che risorgono in noi e nei nostri seguaci -
il vecchio ineliminabile uomo, meschino, mediocre, rassegnato al meno peggio,
bisognoso di affermazioni e di convenzioni rassicuranti.
Perché
noi non siamo una redenzione, ma una promessa di redenzione.
Noi
stiamo fondando una Chiesa.”
In
questo brano, Pasolini è convinto che nella profondità di ogni uomo esiste la
contraddizione che distingue e oppone il momento contemplativo e
riflessivo
al momento del rischio storico, dell’azione.
Lotta
...
“Non si lotta solo nelle piazze, nelle strade, nelle officine, o con i
discorsi, con gli scritti, con i versi: la lotta più dura è quella che si
svolge nell'intimo delle coscienze, nelle suture più delicate dei sentimenti”.
(P.
P. Pasolini, "Vie Nuove" n. 51 del 28 dicembre 1961)
Non violenza
...“La
nonviolenza è l’acme ideale di una concezione razionale della realtà. Se ogni
forma del pensiero ha bisogno, nell’atto pratico, di una manifestazione
concreta e basata quindi sul sentimento e la persuasione, la nonviolenza è
l’atteggiamento sentimentale e persuasivo di chi è totalmente fuori da ogni
conformismo, di chi si è totalmente “liberato” attraverso gli strumenti della
ragione e della cultura.”
Pier
Paolo Pasolini (Vie Nuove, 4 gennaio 1962)
Pasolini dice di se stesso
...“Pasolini
vive storicamente per accumulazione, e che il suo conoscere, non
dialettico,
è dovuto all’eterna coesistenza degli opposti.”
(Da
Pasolini recensisce Pasolini, pubblicata su «Il Giorno» del 3 giugno 1971)
Dall’ultima intervista
Il brano è tratto dall’intervista
di Furio Colombo ha avuto luogo sabato 1° novembre 1975, fra le 4 e le 6 del
pomeriggio, poche ore prima che Pasolini venisse assassinato:
… “La tragedia è che non ci sono più
esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l’una contro l’altra.”
Poesia di Pasolini
Versi tratti dalla poesia “La Guinea”, dalla raccolta “Poesia
in forma di rosa”:
L’intelligenza non avrà mai peso,
mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai
da uno dei milioni d’anime della
nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,
di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l’ha mai liberato.
Mostrare la mia faccia, la mia
magrezza –
alzare la mia sola puerile voce –
non ha più senso: la viltà avvezza
a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.
Riferimenti multimediali
Video
sulla società dei consumi
https://www.youtube.com/watch?v=t3zjebS7_qc

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