lunedì 16 dicembre 2013

I bei libri de L'ArgoLibro

La carità di Giulia
Voci da una storia d’inquisizione



Romanzo di Fabio Romano 
Presentazione di Antonio Ghirelli
Ed. Intra Moenia
pp. 496 - € 16,50 (copertina rigida) / EAN 9788874210046


Uno straordinario romanzo che racconta una vicenda realmente accaduta nella Napoli del Seicento: lo scandalo di Suor Giulia de Marco e della contaminazione fra sesso e fede, denominata dai suoi seguaci “carità carnale”.

Tre gli interpreti de "La carità di Giulia": Giulia, Napoli ed il '600. Dal che la natura essenzialmente storica di questo romanzo. Infatti il destino esistenziale di Giulia -assedio, narrato come caduta in verticale- si iscrive e si spiega nello scenario orizzontale della città e della cultura di quel secolo.

Lei: bellissima, esprime il segreto ambiguo della femminilità; desiderata, e quindi venerata, ed allo stesso tempo temuta, e quindi demonizzata. Santa e sacra meretrice, svela di quanto numinoso e sempre represso vi é nell'eros. Paga così i più terribili prezzi, concedendosi a livelli sempre più alti e complessi all'altrettale ambiguità dell'immaginario maschile, fino a risultarne distrutta. Le fa da contraltare l'altro personaggio femminile, Francesca, la quale alla fine la perderà, cedendo alle pressioni ecclesiastiche che vogliono la denuncia.
La città: é lo sfrenamento istintivo, feroce ed allo stesso tempo raffinatissimo di un sociale percorso da visionarie utopie, sacre e perverse, grandiosità barocche ed abiette miserie. Qui giocano tutti i comprimari, rappresentati dagli ordini religiosi, dalla Corte spagnola, dall'Inquisitore locale (Domenicano), Fra' Gentile, e dal popolo, emotivo, immensamente sensuale e capace di mutare d'un tratto in "sole nero" lo splendore inesausto del golfo.
Il '600: é la sua cultura, ove si affrontano in una ibridazione terrificante le prime avvisaglie del moderno e della laicità, individualistica e razionalistica, in conflitto con la grandiosità controriformistica del cattolicesimo istituzionale. Campanella e Caravaggio da una parte; Paolo V Borghese e l'Inquisizione dall'altra. Giulia é al centro ed attorno a lei si dispiegano tutte queste forze; per esaltarla fino ai cieli o per riuscire ad oscurarla in un ergastolo ecclesiastico. Il problema che lei ha posto resta aperto: la morale sessuale della Chiesa, che predica l'eros quale servizio e la modernità che lo pretende quale diritto.

Nella "Parte prima" del romanzo si vede Giulia bambina, poverissima, che in Molise viene ceduta, alla morte del padre, ad un mercante ambulante. Morto anche il padrone, sarà raccolta da una sorella di quest'ultimo e condotta a Napoli a servire.Qui verrà sedotta e abbandonata, incinta, da un suo coetaneo; il primo figlio deposto sulla ruota dell'Annunziata. Giulia inizia una vita di penitenza, facendosi Terziaria francescana. Alla morte della padrona é completamente sola al mondo e si trasferisce al centro di Napoli, nei pressi del Duomo (Forcella) dove conoscerà Aniello, Padre Camillino, suo confessore, e Secondo, appassionato, amante. Si fa ora strada nella mente di Aniello la convinzione che l'amore fisico, se fatto con la mente elevata a Dio -dato quel che di sublime lui prova con Giulia- sia un tramite di grazia e non di peccato; perciò convince la ragazza -portatrice di questo dono profetico- che é loro dovere partecipare al prossimo la scoperta di questa nuova via di liberazione e di salvezza, assegnando a tale dottrina il nome di Carità Carnale. Si affianca a tal punto a loro due - impegnatissimi in opere di carità tradizionali...e meno tradizionali, l'avvocato Giuseppe De Vicariis, che condividerà con Aniello, e poi con tutti gli altri Figli, i favori di Giulia ( e quelli di tutti gli altri adepti che in piena promisquità si frequentano nella setta segretissima che si va formando). Qualcosa però giunge all'orecchio dell'Inquisitore e la risposta é immediata: Aniello verrà richiamato a Roma da Camillo De Lellis e Giulia rinchiusa in monastero a Napoli. Tuttavia nulla trapela di sostanziale, malgrado le indagini e gli interrogatori. Si tratta solo di sospetti a riguardo di questi strani esercizi spirituali, tenuti da uomini e donne insieme. L'Inquisitore é furente e decide di costringere Giulia in una clausura ancora più stretta fra i monti più selvaggi del beneventano.

La "Parte seconda", agli inizi, vede protagonista la scaltrezza di Giuseppe De Vicariis, l'avvocato, che con rocambolesche trovate e profittando dell'avvicendamento nella carica di Inquisitore da parte di un Vescovo assai più malleabile di Fra' Gentile, riesce dapprima a riportare Giulia nei pressi di Napoli, a Nocera, e quindi a riaverla libera a Napoli. Qui la farà ospitare dal Luogotenente del Viceregno (la seconda carica dopo il Viceré), Don Alfonso, ed é a questo punto che si sviluppa un romanzo nel romanzo: la storia d'amore tra Giulia ed Alfonso. Tuttavia Giulia deve essere di tutti, ed é a questo punto che le viene allestita una famosissima dimora, circondata da una cortina di verde, in una villa di Capodimonte. In questa casa il regime spagnolo trova in Giulia e nella sua dottrina la straordinaria occasione di devianza ed allo stesso tempo di esaltazione mistica. La Viceregina é una sua Figlia!

Nella "Parte terza", dopo circa quattordici anni di impunità, il cerchio si chiude. Iniziano i primi cedimenti morali; tre preti, Figli di Giulia, cercano pace confessandosi dai Teatini. E' l'inizio della fine; a questi primi pentiti si unisce Francesca -sua amatissima Figlia, consapevole, ma non coinvolta nella pratica eretica- che verrà di fatto costretta dai Teatini alla denuncia (...la pagherà, a storia conclusa, con una palla anonima di fucile in testa). E' così che si scatena un braccio di ferro mortale fra i Teatini e la Corte spagnola, con uno schieramento negli opposti campi di Ordini religiosi, nobili, fazioni popolari, Figli di Giulia e pentiti. Torna, infine, in campo Frà Gentile e sarà l'intervento personale di Paolo V a risolvere l' "affaire". Un suo Breve imporrà l'estradizione -data l'assenza del tribunale dell'Inquisizione a Napoli, a causa dell' insormontabile resistenza della città- di Giulia, Aniello e Giuseppe, così da ottenere a Roma L'abiura (che li sottrarrà al rogo) e la condanna all'ergastolo. Gli storici considerano il loro processo come il più importante che l'Inquisizione romana abbia svolto nei confronti del Sud.




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