Ecco la recensione scritta dalla
Professoressa Anna Giordano in
occasione della presentazione del romanzo “Neapolis – Il richiamo della sirena”
di Marino Maiorino, Società Editrice
La Torre, presentato sabato 9 agosto presso la Libreria L’ArgoLibro ad Agropoli
(cliccate qui per le foto).
L’immortale
traccia di Parthenope
Secondo la definizione di Alessandro
Manzoni nel romanzo storico la vicenda è un misto di storia ed invenzione e si
propone anche come interpretazione della realtà storica di grande rilievo. L’interesse
per questo genere di narrazione oggi è notevolmente diffuso, il lettore è
spinto ad evadere dal mondo per entrare nella dimensione fantastica del sogno,
dell’immaginario e dell’avventura. Marino Maiorino con il suo racconto ha
ricostruito un quadro del sorprendente passato, della greca Neapolis fondata
nel 328 a. C. attraverso l’utilizzo di testi e di documenti antichi. Lo sfondo
storico si caratterizza per la vitalità, l’acutezza, la precisione che l’autore
ha inteso evidenziare nonostante le supposte difficoltà riscontrate nella
ricerca e nel raffronto. Neapolis è il
titolo del piacevole libro il cui sottotitolo Il richiamo della sirena
diviene un valore aggiunto. Il contesto geografico dà un ulteriore
significato alla narrazione perché riguarda la splendida città di Napoli,
meraviglia del mondo, la più bella del mondo. Già il termine Neapolis, e lo
ripeto per la profonda emozione che suscita, stimola il lettore ad un’immediata
suggestione e curiosità alla lettura degli avvenimenti.
Pelagìos viaggia su di un’imbarcazione,
seguendo la costa tirrenica e nell’avvicinarsi al golfo, immediatamente la sua vista
rimane abbagliata nell’avvistare Neapolis e il suo porto, da considerarli con
profondo stupore, doni di un artefice
divino. Situata in un’ampia insenatura, circondata da una rigogliosa
vegetazione, l’immagine della città rappresenta una visione di tale, armonica, spettacolare ascensionalità, da
incutere ammirazione in chiunque la osservasse per la prima volta.
Nel corso della lettura la narrazione
coinvolge, si è sempre più spinti ad evadere dal vivere consueto per immergersi
nel mondo della storia e del mito. Il lettore interpreta e diviene consapevole degli
avvenimenti immaginati che hanno dato un senso ad un periodo così antico, così
lontano e così attuale poiché i problemi più significativi, affrontati nel
testo, spesso corrispondono a quelli del nostro presente.
La coordinata del tempo costituisce
l’essenza stessa della narrazione in cui la successione degli eventi si sviluppa
e si riferisce ad eventi storici legati alla leggenda, i cui principali
protagonisti ne determinano le vicende. L’autore ha messo in evidenza il
rapporto tra tempo e narrazione utilizzando un ritmo adeguato a sollecitare
l’attenzione del lettore e a stimolarlo a continue emozioni, evidenziando i
temi principali del romanzo: la giustizia, il coraggio, la lealtà e anche l’Amore.
La narrazione diviene interessante
poiché l’autore si sofferma non solo sugli eventi
politico-militari, considerati oggetti prevalenti della storiografia, ma anche
sugli aspetti particolari della vita quotidiana. Racconta sugli usi e sui costumi,
sui vestiti e sull’arredamento. Sono evidenziati i comportamenti dei personaggi
che si collegano alla mentalità, all’educazione, ai modi di vivere, ai rapporti
sociali del tempo antico. Lo sfondo storico che nasce da questi elementi,
conferisce verosimiglianza alle vicende e ai personaggi che appaiono “veri” non
meno che dei fatti e delle figure riprese dalla storia e dalla mitologia. Risalta
in questo testo il volto più umano dei protagonisti che si ritrovano a dover
lottare con astuzia ed con esperienza i tentativi di conquista della splendida
Neapolis, punto nevralgico di sviluppo commerciale e marittimo. Le questioni di
difesa del territorio, della inquietante enclave sannitica nelle mura della
città, si intrecciano ai possibili tentativi di conquista e di occupazione del
territorio partenopeo da parte dei romani. Nel corso del racconto sono descritte
le contrastanti discussioni, le ambigue proposte di soluzione del problema da
parte dei rappresentanti del parlamento della polis, la boulé, sulla necessità o meno di entrare in guerra. I
personaggi immaginati dall’autore entrano in rapporto con figure mitologiche
presentandole attraverso un ritratto su cui indugia a fissarne il carattere, le
idee, i sentimenti, le emozioni. L’autore svela gli aspetti più segreti dei
protagonisti, quelli che li rendono più umani, che si esprimono nei loro
impegni civili: Nynphios in qualità di bouleta e poi demarca, massimo esponente
della città, con la sua barba bianca dal portamento eretto ed austero; Gavio,
suo devoto figlio adottivo, giovane, pieno di entusiasmo e di coraggio; il tebano
Pelagìos, fedele amico di Gavio che proveniva da Elea dove aveva svolto i suoi
studi filosofici. Personaggi che appartengono ad un livello sociale elevato,
figure esemplari di lealtà, correttezza e verità che con il loro pensiero e il
loro agire portano ad una speranza nel progresso, ad una prospettiva positiva
della soluzione nella perenne lotta fra il bene ed il male. Scontro che sta al
fondo della realtà.
Ma la figura che prevale in questo
affascinante testo è la splendida sirena, Parthenope, la più bella del golfo,
sorella di Leucosia e Ligea. Venerata a Neapolis come dea protettrice,
considerata la vergine dalla voce di fanciulla, con le sue ali di candide piume,
dal corpo di uccello ma dal torace di una giovinetta dalla pelle bianca, con il suo
sguardo severo, che incanta. Secondo la leggenda, morì di dolore per l’amato
perduto sull’isola di Megaris, nel luogo in cui oggi è situato Castel dell’Ovo.
I suoi versi dal contenuto sibillino, ammaliano
chi li ascolta: Soffia possente il fato;
innanzi mena gli eventi. Un vaticinio misterioso la cui impronta poetica
resterà immortale nei cuori degli animi sensibili, dallo spirito innamorato e
sofferente.
Bella è la descrizione di Parthenope
offerta da Matilde Serao ripresa dalle Leggende
napoletane.
« Parthenope
non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da
cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia…»
Il racconto sembra che assuma una
funzione educativa, come lo è d’altra parte il classico romanzo storico, in
quanto lo scrittore diviene la voce della coscienza collettiva. Attraverso i
suoi personaggi, ricostruisce un mondo di valori, dei quali tutti dovrebbero riflettere
e riconsiderare, per impegnarsi in un comportamento adeguato, il cui fine
consiste in un rapporto civile, rispettoso con la comunità.
Tra le pagine del libro si percepisce
la ferma convinzione dell’autore che la conoscenza degli avvenimenti del
passato è fondamentale per comprendere il presente. Le cause, le risoluzioni dei
problemi potrebbero essere considerate quali esempio per evitare di commetterne
nel futuro. Errori che si sono sempre fatti nell’antichità, nel passato recente
ed oggi. E questo testo è certamente uno strumento rappresentativo di speranza
e di serenità verso un mondo migliore: di giustizia e di temperanza.
Anna Giordano
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