Autore: Marco B. Cosma Vinci
Titolo: Al crepuscolo
Editore: L’ArgoLibro
Editore: L’ArgoLibro
Collana: La Piuma del Poeta
Anno di pubblicazione: 2016
Numero pagine: 80
Formato: 16x24
Numero pagine: 80
Formato: 16x24
Prezzo di copertina euro 10,00
Spese di spedizione euro 4,63 (raccomandata postale)
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Codice ISBN 978-88-98558-76-6
Densità, concretezza: potrebbero essere,
queste, due parole-chiave per accostarci consapevolmente alla poesia di Marco Vinci.
Una poesia certamente complessa, non
“immediata”, da scoprire con letture e ri-letture capaci di farci accorgere, ad
ogni accostamento, di un nuovo particolare, di una nuova sensazione suscitata.
La grande arte è “eterna” (cioè: è in
grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo) perché sa parlare al
cuore di donne e uomini di ogni tempo, di ogni epoca, toccando corde universali
che non sono legate ai confini angusti del “qui e ora”.
Questo è il “miracolo” dell’arte, che
riguarda anche la poesia, quando si tratta di poesia che travalica il “qui e
ora” di chi scrive. Le tracce scritte hanno un valore particolare, in questi
casi, perché grazie ad esse il lettore si rende conto di ciò che è davvero
essenziale, nella quotidianità così come nella “visione generale” della vita:
la vicinanza, l’essenza oltre le difficoltà, l’attenzione.
Ne “Al crepuscolo” l’autore scrive della
vecchiaia, dei tanti problemi ad essa collegati, di vari “pesi cronici” imposti
dalla vita, ma il suo sguardo è estremamente lucido, concentrato, così c’è
spazio – ed è un ampio spazio – per importanti considerazioni, per ricordi
costruttivi, per speranze quotidiane “piccole”.
Il senso della scrittura è nel suo
allungarsi, protrarsi oltre chi l’ha generata. La scrittura di “Al crepuscolo” è
al tempo stesso intima e universale, interiore ma anche partecipe delle umane
vicissitudini. Tra i tantissimi pregi di questo artista, va sottolineata anche
la sospensione del giudizio, ed è formidabile la chiusa della poesia “Marea di
scritti improvvisati”, che si rifà agli “immancabili” articoli giornalistici
che stigmatizzano la “troppa” produzione artistica. Marco Vinci così conclude: “Siamo sullo stesso barcone carico di
“scriventi” / migranti da un mondo reso inospitale anche da / protervi
sedicenti detentori di verità vaneggiate.” Come dire: impariamo davvero a
prestare attenzione all’ “altro da sé”, se vogliamo comprendere l’essenza del
mondo.
Lo afferma un grande artista, e un
grande artista è sempre un prezioso, insostituibile frammento della coscienza
universale.
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