giovedì 6 aprile 2017

"Ali letterarie": la rubrica di Ivana Leone

L’elogio della libera creatività dell’uomo
di Ivana Leone


Spesso ci interroghiamo sul significato del termine follia con le sue varie sfaccettature. Spesso, mi fermo a riflettere in prima persona su ciò che penso di questa terminologia e se ciò che penso sia giusto. Spesso mi chiedo se la follia possa io trovarla nella vita quotidiana di quelle persone che vivono, per esempio, come barboni in quanto negano tutti i valori a cui la società è legata, in particolare quella del successo. Il folle come rappresentante della “sragione” , e dunque colui che va oltre la ragione della mente umana. Ecco, è proprio questo il punto, andare oltre i limiti e la ragione della mente umana. La figura del barbone con la sua fantasia, con la sua creatività riesce a rompere questi schemi prestabiliti e ad andare oltre. Ciò che mi ha portata ad avanzare una riflessione in merito all’argomento ( e perché no! Magari sarà così anche per voi…) è stata la lettura profonda in riva al mare di una celebre opera di Erasmo da Rotterdam, l’Elogio della Follia scritta nel 1509.


Erasmo da Rotterdam è stato definito da Wilhelm Dilthey un genio volterriano, riferendosi proprio alla scrittura, al linguaggio, al carattere di spirito libero rappresentato dall’Illuminismo francese da Voltaire. Come ci fa capire il titolo stesso Elogio della follia, questo scritto ha un carattere ironico, satirico. Laddove, la follia comunemente viene ritenuta qualcosa di negativo qui, invece, è valorizzata, resa oggetto di un elogio per un duplice motivo. Da un lato la follia viene ritenuta quella dimensione dello spirito umano capace di andare oltre i limiti prestabiliti. Questo ci fa capire che la follia è capace di far emergere un’originaria potenza creatrice dell’uomo, che altrimenti verrebbe mortificata e contenuta all’interno di regole troppo rigide. Dall'altro lato, invece, Erasmo con l’Elogio della follia ci fa capire, come spesso attraverso la follia è possibile dire verità che nel linguaggio ordinario non si possono e non si vogliono dire. Basti pensare, per esempio, alla figura del buffone, del pazzo che grazie alla sua maschera riesce a dire parole di verità.



Per contattare Ivana Leone: ivanaleone87@hotmail.it


Dal Segnalibro di aprile

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