Autore: Gianluigi Pagliaro
Titolo: L’ultimo canto
Editore: L’ArgoLibro
Prefazione di Luigi Beneduci
Collana “Agorà” curata da Nicola Vacca
In copertina: fotografia di Rino
Scarpa (www.rinoscarpa.myportfolio.com)
Anno di pubblicazione: 2020
ISBN 978-88-80205-06-3
Numero pagine: 82
Formato: 13x20
Prezzo di copertina euro 14,00
Spese di spedizione euro 4,63 (raccomandata postale)
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Ad un anno dalla presentazione della collana, per “Agorà” vede la luce la terza uscita: dopo “Sotto una montagna di carte” di Giuseppe Battaglia e “Umiltà degli scarti” di Nicola Manicardi (cliccate sui titoli per aprire le pagine corrispondenti), è la volta de “L’ultimo canto” di Gianluigi Pagliaro.
“Agorà”, come sottolinea il curatore del
progetto Nicola Vacca, continua a proporre poesia che “osa e pronuncia parole a
garanzia dell’uomo”. “L’ultimo canto” è, tra l’altro, possente e limpida
denuncia di una crescente disumanizzazione, e lo sottolinea con forza anche il
prefatore Luigi Beneduci: quando non sapremo più distinguere tra egoistico interesse
personale e bene collettivo, tra falso senso di sicurezza e prospettiva di
futuro comune, ricadremo nella trappola di una crescente spirale di violenza
ottusamente convinta della propria necessità.
I versi di Gianluigi Pagliaro mostrano,
mettono in guardia, evidenziano la pericolosità di certi atteggiamenti, di
profonde inconsapevolezze, di pericolose chiusure al “diverso da sé”. Le poesie
si sviluppano come incessante dialogo, il poeta sa che solo da esso possono –
eventualmente – scaturire novità costruttive. È una possibilità offerta dalla
poesia, dall’arte, è un’eventualità che può essere frutto solo di “illuminazioni
laiche” che oggi tardano, anestetizzate da potentissime armi di distrazione di
massa che non sono mancate né mai mancheranno.
La grandezza della parola poetica è anche – forse soprattutto – quella di essere ininterrottamente rigenerante: lo evidenzia anche Luigi Beneduci, che chiude la sua introduzione con le parole “Non esiste un canto che sia davvero l’ultimo”. Di questo siamo certi, soprattutto quando il canto è grande poesia.
Clicca qui per leggere la recensione di Giuseppe Scaglione su "Correlazioni"
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